Il know-how e il segreto di impresa
PREMESSA: L’Italia è tra i paesi dove è maggiormente diffusa sia la contraffazione di brevetti e marchi e sia l’appropriazione di “know-how” altrui. Per combattere questi reati sono possibili azioni legali ma appare evidente che per difendersi dall’appropriazione di “know-how” altrui è necessario adottare delle misure di prevenzione.
La nozione di “know-how” è nata nella prassi commerciale e non è stata ancora pienamente recepita dai diversi ordinamenti giuridici. Dal punto di vista letterale, il termine “know-how” è l’abbreviazione dell’espressione anglo-americana “The know-how to do it”: “il sapere come farlo”. Trattasi di una nozione generica che viene riferita a qualsiasi conoscenza suscettibile di applicazione economica e, in particolare, alle conoscenze relative alla fabbricazione di un prodotto, all’applicazione di un procedimento produttivo, alla prestazione di un servizio, alla commercializzazione di prodotti, e così via.
Nell’ambito delle conoscenze di impresa si distinguono le conoscenze brevettate (che costituiscono oggetto di un diritto di esclusiva legale) e le conoscenze non brevettate per le quali si utilizza il termine “know-how” e che hanno un valore economico se mantenute segrete.
L’art. 98 del Codice della proprietà industriale stabilisce che i soggetti interessati alla difesa delle proprie informazioni hanno l’onere di adottare “misure da ritenersi ragionevolmente adeguate a mantenerle segrete”. L’adozione di idonee misure dovrà attuarsi sia all’interno dell’azienda sia nei rapporti con terzi.
In particolare:
– È consigliabile identificare quali siano le informazioni che si intendono sfruttare in regime di segreto (documenti tecnici, documenti commerciali, e così via. Sarà, quindi, opportuno contrassegnare questa documentazione con la dicitura “segreto” e conservarla in luoghi non facilmente accessibili ai non addetti ai lavori. Analogamente sarà opportuno adottare misure di riservatezza nel trattamento dei dati elettronici.
– Si dovrà valutare se non sia il caso di prevedere appositi accordi di riservatezza con i propri dipendenti.
– Per quanto riguarda i rapporti con i terzi, di norma, occorrerà evitare di fornire informazioni non strettamente necessarie all’esecuzione del contratto e sarà opportuno concludere accordi di riservatezza.
Consigli pratici:
1) Nell’ufficio ricerca e sviluppo di una impresa deve essere regolato l’accesso ed in sostanza in tale ufficio devono accedere solo gli addetti ai lavori. Quante volte è capitato che per “farsi belli” si fa entrare nell’ufficio un estraneo per fargli notare il proprio “know-how”?.
2) Nell’ufficio ricerca e sviluppo di una impresa deve essere monitorato tutto quello che si sviluppa all’interno. Quante volte è capitato che un addetto si dimetta all’impresa per costituire una nuova impresa sempre nello stesso settore merceologico e magari portandosi dietro il “know-how” sviluppato all’interno della prima impresa? Analizziamo certi distretti industriali: nella zona X c’è la maggiore concentrazione di produttori di radiatori, nella zona Y c’è la maggiore concentrazione di produttori di calzature, nella zona W c’è la maggiore concentrazione di produttori di biomedicali, e così via. Poi analizzando i titolari delle aziende si scopre che molti erano tecnici di una azienda concorrente.
3) Disciplinare i rapporti con i fornitori e contoterzisti. Ogni volta che chiedo la fornitura di pezzi progettati all’interno dell’impresa devo stipulare un accordo di riservatezza. Ricordiamo che se utilizzo un fornitore che lavora anche per le imprese concorrenti è facile che il mio “know-how” sia poi trasmesso alle imprese concorrenti. E poi ricordiamo che l’aspirazione di ogni fornitore è quella di diventare produttore e l’impresa non può permettersi di far nascere un concorrente.
4) Disciplinare i rapporti, tramite un accordo di riservatezza, con le imprese che vogliono una fornitura o di un progetto o di un prodotto ancora da progettare. Quante volte è capitato che l’impresa progetta un prodotto per una seconda impresa e questa si appropria del “know-how” sviluppato dalla prima impresa?
5) Disciplinare i rapporti, tramite appositi contratti, con i progettisti esterni all’impresa. Quante volte è capitato che il progettista esterno offra poi i propri servizi ad aziende concorrenti?
6) Disciplinare i rapporti con i distributori dei propri prodotti. L’impresa investe per promuovere i propri marchi ed ecco che capita sovente che il distributore utilizza impropriamente il marchio dell’impresa od addirittura che depositi il marchio dell’impresa nel paese in cui il distributore commercializza i prodotti. In sostanza è da sottoscrivere un accordo in cui si definisce che il marchio è di proprietà dell’impresa ed in cui si fissano delle regole di utilizzo del marchio dell’impresa.