Cambiamenti in vista per il Credito d’imposta R&S

Cambiamenti in vista per il Credito d’imposta R&S

Come ogni anno la fine del mese di ottobre rappresenta l’inizio delle anticipazioni dei principali interventi del Governo inseriti all’interno della prossima Legge di Stabilità per l’anno 2019.
Fra questi, secondo recenti comunicati, vi è anche una rivisitazione del Credito d’Imposta per la Ricerca e Sviluppo, già oggetto in passato, di consistenti interventi correttivi.

La prima novità è rappresentata dalla riduzione del massimale annuo del beneficio fiscale da 20 a 10 milioni di euro, originariamente fissata per l’esercizio 2015 a 5 milioni.

La seconda novità è data da una ennesima rivisitazione delle aliquote del credito per singola voce di spesa; l’attuale 50%, previsto indistintamente per tutti i costi ammissibili, sarà riconosciuto solo per il personale e i contratti sottoscritti con università, centri di ricerca e altre imprese.

Le rimanenti voci, e cioè le strumentazioni e attrezzature di laboratorio, relativamente alla loro quota di ammortamento, e le competenze tecniche e le privative industriali, passano al 25%, ritornando, quindi, alla situazione iniziale prevista dall’articolo 1, comma 35, della Legge 190/2014 e dal decreto Attuativo del 27/05/2015.

Da qui a fine anno sicuramente ci saranno ulteriori anticipazioni in materia che sarà nostra cura comunicarVi a chiarimento e approfondimento di quanto allo stato attuale, in modo molto stringato, è dato sapere.

Lo Standard di qualità internazionale UNI EN ISO 17100:2015

Lo Standard di qualità internazionale UNI EN ISO 17100:2015

Per qualsiasi organizzazione che si trovi ad operare in un contesto internazionale è fondamentale avere la garanzia di avvalersi di una società di traduzione che garantisca il trasferimento corretto del significato di un testo da una lingua all’altra.

Lo Standard di qualità internazionale UNI EN ISO 17100:2015 “Servizi di traduzione – Requisiti del servizio” specifica i requisiti relativi a tutti gli aspetti del processo di traduzione che influenzano direttamente la qualità dei servizi di traduzione da parte di un fornitore di servizi linguistici (TSP Translation Service Provider).

La norma europea sostituisce la precedente UNI EN ISO 15038, ampliandone notevolmente la portata. La norma 17100, infatti, non si limita soltanto a definire le specificità della traduzione, ma di tutti i processi ad essa correlati (pre-produzione, produzione, post produzione), definendo contemporaneamente le abilità professionali di ciascuno dei partecipanti al processo di traduzione, principalmente traduttori, revisori e project manager. Prevede, inoltre, la valutazione delle competenze settoriali di traduttori, revisori e correttori, così come la verifica della sicurezza delle informazioni.

La norma UNI EN ISO 17100 specifica i requisiti per i processi fondamentali, le risorse ed altri aspetti necessari alla fornitura di un servizio di traduzione di qualità che sia conforme alle specifiche applicabili. Il concetto di qualità di un servizio di traduzione non si può, infatti, ricondurre unicamente e solamente alla conoscenza della lingua, ma deve considerare una serie di fattori procedurali ed organizzativi, in cui sicuramente la conoscenza della lingua è elemento necessario ma non sufficiente.

Lo standard ISO 17100 comprende le disposizioni relative a tutti gli aspetti del processo di traduzione che incidono sulla qualità e l’erogazione del servizio di traduzione. Sono dunque investigati la gestione dei processi centrali, i requisiti minimi di qualificazione, la disponibilità e la gestione delle risorse, nonché altre azioni necessarie per la fornitura di un servizio di traduzione di qualità. Obiettivo del nuovo standard è la definizione dell’intero servizio in modo da creare un ambiente comune, anche sotto il profilo terminologico, per l’interazione cliente-TSP in relazione ai rispettivi diritti e doveri in un processo generale che, partendo dalle risorse, passa attraverso i vari processi di pre-produzione, produzione e post-produzione, inglobando non solo la traduzione (cioè la serie di processi atti a rendere il contenuto della lingua di partenza nel contenuto della lingua di arrivo in forma scritta), ma necessariamente anche la revisione (cioè l’esame bilingue del contenuto della lingua di arrivo a fronte del contenuto della lingua di partenza per la sua idoneità rispetto alla finalità concordata).

Nella fattispecie la norma è articolata in 4 sezioni dedicate a:

  • Le risorse. Lo standard stabilisce le qualifiche, le competenze professionali e l’esperienza di traduttori, revisori (editor bilingue), correttori (editor monolingue), project manager, ecc. e richiede l’attestazione del regolare mantenimento e aggiornamento delle competenze richieste.
  • I processi e le attività pre-produzione. Lo standard descrive nel dettaglio i requisiti per la gestione delle richieste di preventivo, le indagini, le valutazioni di fattibilità, l’accordo tra il cliente e le società di traduzioni, la gestione delle informazioni del cliente inerenti alla traduzione, le attività amministrative, gli aspetti tecnici della preparazione dei progetti, le specifiche linguistiche e altri fattori di rilievo.
  • I processi di produzione. Si discutono le diverse fasi del processo produttivo: gestione del progetto del servizio di traduzione, traduzione del documento e verifica da parte di un traduttore professionista, revisione approfondita da parte di un secondo linguista (editing bilingue), correzione (editing monolingue da parte di uno specialista del settore) e correzione di bozze o “proofreading” (revisione del contenuto nella lingua di destinazione e correzione prima della stampa) nei casi in cui il cliente sottoscriva uno di questi due servizi a valore aggiunto, nonché la verifica finale e la consegna della traduzione da parte di un Project Manager (Responsabile di Progetto) qualificato. La nuova norma pone esplicitamente l’accento sulla responsabilità lungo tutta la catena del processo del Project Manager .
  • I processi post-produzione. Diversamente dalla UNI EN 15038, lo standard di qualità ISO 17100 evidenzia l’importanza dell’interazione con il cliente nell’accordo sui servizi di traduzione iniziale in cui si raccolgono tutte le caratteristiche peculiari del progetto e nella gestione di eventuali modifiche, reclami, riscontri, valutazione della soddisfazione e chiusura delle pratiche amministrative.
Le verifiche da effettuare prima di acquistare o di ricevere in licenza un marchio

Le verifiche da effettuare prima di acquistare o di ricevere in licenza un marchio

Prima di concludere un contratto di cessione o di licenza di marchio è opportuno che le parti effettuino le opportune verifiche in merito allo stato del marchio.

Ad esempio, prima di acquistare o di ricevere in licenza un marchio italiano o avente comunque efficacia in Italia è consigliabile effettuare una ricerca di similitudine tra i marchi italiani, tra quelli internazionali estesi all’Italia e tra i marchi comunitari per verificare che non ci siano altri marchi identici o simili di titolarità di terzi, i quali potrebbero impedire o limitare lo sfruttamento del marchio che si intende acquisire. Ricerche equivalenti potranno essere svolte anche quando si desideri acquisire un marchio straniero. La stessa ricerca, eventualmente integrata con una ricerca per titolare, è consigliabile anche per verificare che non esistano altri marchi identici o confondibili appartenenti allo stesso cedente. In tal caso, infatti, può essere opportuno chiedere che anch’essi entrino a far parte della cessione o della licenza.

È anche consigliabile effettuare una ricerca tra le ragioni e le denominazioni sociali, poiché la presenza di una società con un nome o una ditta anteriore identica o simile al marchio potrebbe anch’essa impedire o limitare lo sfruttamento del marchio che si intende acquisire.

È, inoltre, opportuno procurarsi, a seconda dei casi, il verbale di deposito o l’attestato di registrazione o il certificato di rinnovo ei marchi da acquistare o ricevere in licenza, per verificare chi effettivamente risulta titolare del marchio e qual è il contenuto del marchio (parole, figure o disegni, classi rivendicate) così come è stato depositato e registrato.

Qualora risulti dalle ricerche sopra indicate che la parte cedete o licenziante non sia l’originario titolare del marchio, avendolo ad esempio a sua volta acquistato da un terzo, sarà opportuno effettuare una ricerca per verificare che sia avvenuta una serie ininterrotta di trascrizioni di atti di cessioni di marchio o cessioni di azienda, o fusioni societarie, o di annotazioni di cambio nome dal primo titolare dei marchi al cedente e per verificare che non vi siano vincoli iscritti (garanzie reali, licenze) gravanti sul marchio stesso. Al riguardo, per un ulteriore riscontro, può essere utile farsi consegnare dallo stesso cedente la documentazione relativa alle trascrizioni delle vicende traslative o dispositive del marchio o delle annotazioni sopra menzionate.

È di norma buona regola effettuare anche una visura camerale per verificare lo status attuale e storico della società cedente per mettere alla luce eventuali situazioni fallimentari o concorsuali, uno stato di liquidazione, e così via.

È poi opportuno, nei limiti del possibile, cercare di accertare se i marchi sono stati usati dalla cedente o licenziante, o se c’è il rischio di decadenza per non uso. Infine, è opportuno predisporre gli atti necessari per effettuare la trascrizione del contratto presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi secondo le formalità richieste da tale Ufficio.