Sostegno a progetti di ricerca che prevedono l’impiego di ricercatori

Sostegno a progetti di ricerca che prevedono l’impiego di ricercatori

Sostegno a progetti di ricerca che prevedono l’impiego di ricercatori

POR FESR 2014-2020 Regione Veneto – Azione 1.1.1

Bando per il sostegno a progetti di ricerca che prevedono l’impiego di ricercatori

Con il DGR n. 1581 del 10 ottobre 2016 la Regione Veneto ha stanziato 5 milioni di euro da erogarsi sotto forma di contributo a fondo perduto per le PMI.

La misura agevolativa finanzia progetti di ricerca che prevedono l’impiego di ricercatori (dottori di ricerca e laureati magistrali con profili tecnico-scientifici) in azienda. I settori per i quali sono finanziati i progetti di ricerca devono riguardare:

  • l’agroalimentare
  • il manifatturiero
  • l’abitare sostenibile
  • l’industria creativa

L’inserimento dei ricercatori in azienda, per la realizzazione del progetto, può avvenire sia con assunzione temporanea diretta sia attraverso una convenzione tra impresa e struttura di ricerca per almeno 12 mesi.

Le spese ammesse sono di vario tipo oltre quella per i ricercatori (strumentazione, consulenza, etc…).

Il contributo va da un min. del 35% ad un max del 75% in base alle dimensioni aziendali, al tipo di progetto e da alcune premialità.

Sostegno a progetti di ricerca che prevedono l’impiego di ricercatori 

L’apertura dello sportello per la presentazione delle domande è prevista per a partire dalle ore 10.00 del giorno 17/01/2017 fino alle ore 17.00 del 17/02/2017.

 Sostegno a progetti di ricerca che prevedono l’impiego di ricercatori

Cliccando nel bottone di seguito è disponibile la scheda sintetica del Bando.

agenzia-delle-entrate-risoluzione-n-66-e-del-3-agosto-2016

Agenzia delle entrate: Risoluzione n. 66/E del 3 agosto 2016

L’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 66/E dello scorso agosto ha fornito importanti chiarimenti in merito al calcolo dell’agevolazione fiscale di cui all’art. 3 del D.L. 145/2013, ovvero il credito d’imposta a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo.

Come è noto, tale agevolazione, è calcolata secondo il metodo incrementale, ovverosia sull’investimento realizzato in eccedenza rispetto a quello medio effettuato nei tre periodi di imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2015.

Nello specifico, l’istante aveva chiesto all’Agenzia di chiarire:

– la corretta valorizzazione dei costi rilevanti ai fini della determinazione dell’agevolazione sia con riferimento al periodo d’imposta per il quale si intende fruire dell’agevolazione, sia ai periodi d’imposta rilevanti per il calcolo della media di riferimento, ovverosia capire se detti costi debbano essere assunti al lordo o al netto dei contributi comunitari ricevuti;

– la corretta imputazione dei costi ai periodi d’imposta rilevanti ai fini del calcolo dell’agevolazione.

L’Agenzia ha fin da subito chiarito come l’agevolazione in oggetto riconosca a tutte le imprese che effettuano investimenti in attività di ricerca e sviluppo, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014 e fino a quello in corso al 31 dicembre 2019, un credito d’imposta per investimenti in eccedenza rispetto alla media dei medesimi investimenti realizzati nei tre periodi d’imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2015.

Per quanto riguarda le valorizzazioni dei costi di ricerca e sviluppo, gli stessi vanno assunti al lordo di altri contributi pubblici o agevolazioni ricevuti sui medesimi costi.

L’imputazione degli investimenti in ricerca e sviluppo ad uno dei periodi di imposta di vigenza dell’agevolazione e ai singoli periodi rilevanti per il calcolo della media avviene secondo le regole generali di competenza fiscale.

Al fine di garantire l’omogeneità dei valori comparati, i criteri adottati per l’individuazione e il computo degli investimenti ammissibili all’agevolazione valgono anche per l’individuazione degli investimenti degli esercizi precedenti da assumere ai fini del raffronto.

Dunque, con riferimento ai quesiti sopra riportati, l’Agenzia afferma che ai fini del calcolo dell’agevolazione, l’istante deve raggruppare tutti gli investimenti ammissibili per categoria assumendo, quale costo rilevante, il costo di competenza del periodo per il quale intende fruire del beneficio al lordo della parte di contributo ricevuto con riferimento al medesimo costo, anche nel caso in cui il contributo sia pari all’intero costo.

Per quanto riguarda i criteri di imputazione temporale dei costi, con particolare riferimento ai costi del personale altamente qualificato, la circolare 5/E del 2016 ha precisato che è eleggibile il costo aziendale di competenza dell’esercizio relativo ai rapporti di lavoro e alle collaborazioni, sostenuto in rapporto all’effettivo impiego dei medesimi lavoratori nelle attività di ricerca e sviluppo, adeguatamente documentato. Pertanto rileva il costo aziendale di competenza sostenuto per il personale altamente qualificato relativo all’effettivo impiego di tali lavoratori in attività di ricerca e sviluppo.

La contraffazione: costi, effetti negativi e possibili rimedi

La contraffazione: costi, effetti negativi e possibili rimedi

La contraffazione, ossia la violazione dei diritti di proprietà industriale ed intellettuale, costituisce un fenomeno largamente diffuso. Basti pensare che, secondo gli studi pubblicati dall’EUIPO tramite l’Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, il commercio internazionale di prodotti contraffatti rappresenta quasi il 2,5% dell’intero commercio mondiale, per un importo di circa 340 miliardi di Euro. A livello comunitario, invece, i prodotti contraffatti costituiscono circa il 5% delle importazioni, per un valore di 85 miliardi di Euro, mentre soltanto nel nostro Paese il mercato del falso è stimato in circa 6,9 miliardi di Euro.

            Ad esempio, limitandoci all’Italia, nel settore della produzione di alcolici e vini, la contraffazione costa circa 1,3 milioni di Euro ogni anno, mentre nel settore dei prodotti cosmetici e di igiene personale è stimata in misura pari al 7,8% del consumo, per 4,7 miliardi di Euro annui. I settori maggiormente colpiti sono quelli dell’abbigliamento, dei cosmetici, delle apparecchiature elettriche e dei giocattoli.

            Il fenomeno della contraffazione ha ripercussioni fortemente negative a livello macroeconomico, comportando minori entrate per l’erario, la perdita di migliaia di posti di lavoro (in Italia, secondo la stima del Ministero dello Sviluppo Economico, si calcola che in assenza di contraffazione ci sarebbero 110.000 posti di lavoro in più) e, non da ultimo, forti rischi per la salute e la sicurezza dei consumatori, poiché i prodotti contraffatti sono in larga parte realizzati senza tenere conto delle norme in materia di salute e sicurezza applicabili nel mercato dell’Unione Europea.

            Naturalmente, poi, le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale hanno un impatto negativo diretto sui ricavi delle aziende colpite dal fenomeno, proprio a causa del calo delle vendite dovuto alla contraffazione, così come su imprese operanti in altri settori rispetto a quello direttamente interessato, posto che i vari settori dell’economia acquistano beni e servizi tra loro per utilizzarli nei rispettivi processi produttivi. Infatti, se le vendite di un settore si riducono a causa della contraffazione, questo settore acquista meno beni e servizi dai suoi fornitori.

            Ma quali sono i rimedi che le imprese possono adottare per prevenire la contraffazione ed attenuare le sue conseguenze?

            Anzitutto, è necessario che le aziende abbiano piena consapevolezza del valore del proprio patrimonio intellettuale, seppure intangibile, e che tengano presente tale valore in ogni valutazione imprenditoriale. In secondo luogo, è doveroso provvedere ad una precisa e completa regolamentazione contrattuale di tutti i rapporti, con fornitori, distributori, partner commerciali e collaboratori a qualsivoglia titolo, al fine di prevenire eventuali attività di contraffazione. E’ poi conveniente ricorrere alle ulteriori forme di tutela preventiva che il nostro ordinamento giuridico offre, vale a dire la registrazione di marchi, disegni e brevetti.

            Nondimeno, una mirata attività di sorveglianza del mercato, anche doganale, può consentire di avere conoscenza tempestiva del fenomeno di contraffazione e di poterlo contrastare sul nascere, contenendo gli effetti negativi dello stesso. Certamente utile si rivela nella pratica l’adozione di misure di tracciabilità dei prodotti, nonché la predisposizione di sistemi, anche materiali, anti contraffazione.

            In caso di violazione, è possibile agire dispiegando le svariate ed efficaci misure previste dalla vigente legislazione a tutela del soggetto che si ritiene leso nei propri diritti di proprietà intellettuale. A tal fine, sono certamente efficaci la azioni di natura civile, specialmente cautelari, con cui il soggetto che ritiene violati i propri diritti può, ad esempio, riuscire a precostituirsi le prove della contraffazione prima di instaurare una controversia, ovvero ottenere il sequestro o l’ordine di ritiro dal commercio della merce in contraffazione, l’ordine del giudice che inibisca il contraffattore dalla fabbricazione, dal commercio e dall’uso delle cose costituenti violazione dei diritti, la fissazione di una penale per ogni ulteriore violazione, la distruzione o l’assegnazione in proprietà della merce in contraffazione, nonché il risarcimento dei danni patiti e la pubblicazione della sentenza.

            Senza dubbio proteggere la proprietà intellettuale è premiante. La conferma arriva anche da un recente studio dell’EUIPO, effettuato su un campione di 9.000 piccole e medie imprese dell’Unione Europea. Il 60% delle aziende ha infatti affermato che l’aver protetto i propri diritti di proprietà intellettuale ha avuto effetti positivi sull’attività, in particolare aumentando la reputazione e l’immagine di affidabilità, nonché rafforzando le prospettive di business nel lungo termine.

esercitazione-di-valutazione-del-grado-di-competitivita-dellimpresa

Esercitazione di valutazione del grado di competitività dell’impresa

Per non subire l’evoluzione dei mercati e trasformare la propria impresa in domatrice di opportunità attraverso la conoscenza degli altri e di se stessi, propongo una pratica esercitazione di valutazione del grado di competitività dell’impresa che ha l’obiettivo di aumentare la sensibilità specifica verso la valutazione analitica e/o oggettiva del grado di competitività.

Competere non è un lusso ma una necessità, tanto più quando alla parola competizione può essere associata la parola ottimizzazione.

Competere oggi, significa porre la massima attenzione alla qualità ed all’efficacia dei propri investimenti materiali ed immateriali.

L’obiettivo non è necessariamente intervenire al più presto, ma intervenire bene nel rispetto di budget ispirati da un sano e sostenibile rapporto costo/benefici.

È questa la vera sfida competitiva per la piccola e media impresa.

 

Per scaricare l’esercitazione in formato PDF clicca qui sotto:

 

Di seguito il test:

INNOVAZIONE

Competere con la forza delle idee non solo con la tecnologia

1. Quale il numero di marchi e prodotti lanciati negli ultimi 10 anni?

a 0-5   b 5-10  c 10-20  d oltre 20

 

2. Quanti in percentuale i marchi ed i prodotti lanciati negli ultimi 5 anni sono ancora in commercio?

a 100%  b 70%  c 50%  d 30%

 

3. Quanti sono frutto di innovazione profonda (IP) o tecnologica e quanti sono ispirati da innovazione dolce (ID) di superficie, quale rapporto percentuale connota meglio la sua realtà?

a IP100% ID0%   b IP70% ID30%   c IP50% ID50%  d IP30% ID70%

 

4. Quale il numero di Brevetti depositati negli ultimi 5 anni?

a oltre 10  b 7-10  c 3-7  d 1-3

 

5. Chi cura la gestione del portafoglio marchi e brevetti?

a Ufficio interno dedicato

b  Ufficio interno non dedicato (attività occasionale)

c Studio brevetti esterno

d Non so

 

6. Prima di avallare un nuovo marchio a quali ricerche tutelanti vi affidate?

a Ricerche di anteriorità  b Verifiche di registrabilità  c empiriche su internet d Altro

 

7. In una scala ipotetica da 0 a 10 che valore assoluto attribuite al design come strumento per l’innovazione?

a valore assoluto per competere

b valore importante per competere

c valore appena sufficiente, poco utile

d valore quasi nullo: inutile

 

STRATEGIA

Competere evolvendo le strategie come parte integrante dell’organizzazione

1. Fotografando la gamma dei prodotti, la maggioranza è all’inizio del ciclo vitale (ascendente), a metà ciclo di vota (fase matura) o alla fine ciclo di vita (fase declino)?

a Maggioranza in fase ascendente

b Maggioranza in fase matura

c Maggioranza in fase di declino

d Non so

 

2. Ogni quanto viene condotto un benchmark integrale sulla concorrenza?

a 3 mesi  b 6 mesi  c 12 mesi  d saltuariamente o mai

 

3. Ogni quanto viene condotta una verifica della soddisfazione dei clienti?

a 3 mesi  b 6 mesi  c 12 mesi  d saltuariamente o mai

 

4. Ogni quanto viene condotta una verifica delle aspettative dei bisogni inespressi di potenziali clienti?

a 3 mesi  b 6 mesi  c 12 mesi  d saltuariamente o mai

 

5. I nuovi prodotti vengono testati anche dal punto di vista del valore percepito?

a Si  b No  c Saltuariamente  d Mai

 

6. Viene redatto un dossier di lancio che tracci (come accade per la filiera produttiva) tutto il cammino per ogni nuova funzione, estensione prodotto, progetto, servizio da lanciare sul mercato?

a Si  b No  c In parte  d Non serve

 

7. Ogni quanto tempo viene condotta la rilevazione sulla notorietà del marchio presso tutti gli attori protagonisti del vostro business?

a 6 mesi  b 12 mesi  c 24 mesi  d oltre 24 mesi

 

DESIGN

Forme, colori, curve ….venditori silenziosi

1. A chi viene di regola affidato il design di un nuovo prodotto?

a Gruppo di lavoro esterno/interno

b Studio designer

c Realizzato in azienda

d Altro

 

2. Storicamente quando si è affidato ad uno Studio di industrial design, il re-design di un prodotto esistente, di quale ottimizzazione dei costi industriale ha beneficiato?

a oltre 50%  b 30%-50%  c 10%-30%  d Non so

 

3. Quale paese secondo lei vedrà nei prossimi 5 anni, la maggiore crescita in materia di expertise su design e styling?

a Cina  b Francia  c USA  d Italia

 

4. Quando si può affermare che è tempo di effettuare un re-design del prodotto?

a Quando test periodici lo rilevano

b Quando è in fase matura

c Quando il prodotto è in fase ascendente

d Quando è in fase discendente

 

5. Quale dei seguenti fattori è percentualmente più incidente per l’acquisto di una automobile?

a il colore  b il motore  c gli interni  d la tecnologia

 

6. Quale dei seguenti fattori è più costoso per compiere una innovazione dolce e giungere ad un nuovo prodotto in genere?

a Innovare la funzione del prodotto

b Innovare il design

c Innovare la performance

d Innovare la comunicazione

 

7. Quale dei seguenti fattori è più costoso per compiere una innovazione dolce e giungere ad un nuovo prodotto alimentare?

a Innovare il gusto del prodotto

b Innovare il packaging

c innovare la performance

d innovare la comunicazione

 

COMUNICAZIONE

Se non se ne misura l’efficacia, la comunicazione è sempre un costo, mai un investimento

1. Il budget per la comunicazione è chiaramente ripartito in voci di costo specifiche ed isolabili?

a Si  b In parte  c No  d Non so

 

2. La comunicazione prodotta da Studi ed Agenzie per nome e conto della vostra azienda è regolata da un “corporate book” e da un “corporate advertising dossier” che definiscono come utilizzare il marchio nelle molteplici applicazioni e come declinare il messaggio pubblicitario nei diversi mezzi?

a Si per entrambi  b Si solo corporate book  c Si solo advertising  d No

 

3. Viene misurata periodicamente l’efficacia ed il ritorno dell’investimento delle campagne siano esse pubblicità, direct marketing, relazioni pubbliche, o altro?

a Si sempre  b Si ogni tanto  c No mai  d Non si può misurare

 

4. La vostra agenzia si avvale di norma della psicolinguistica per valutare l’efficacia della vostra campagna?

a Si  b Qualche volta  c No  d Non so

 

5. La campagna viene testata prima dell’uscita?

a Si sempre  b Si ogni tanto  c No mai  d Non so

 

6. Conoscente la notorietà del marchio in relazione alla notorietà dei concorrenti?

a Si  b No  c Tempo fa fu condotta una ricerca  d Non so

 

7. Siete soliti remunerare la vostra agenzia pubblicità con una percentuale sul budget variabile in funzione dei risultati ottenuti?

a Si  b No  c No, l’agenzia non accetta  d Non conviene

 

esercitazione-i-presupposti-fondamentali-per-competere

Conoscere e misurare sono i presupposti fondamentali per competere

 

Prevalenza di risposte contrassegnate con “a”

Lo sviluppo dell’impresa è monitorabile. Il quadro comandi appare chiaramente consultabile. Buona e fortunata navigazione nei mari tumultuosi del mercato.

Prevalenza di risposte contrassegnate con “b”

Lo sviluppo dell’impresa è in corso di monitoraggio o quantomeno è evidente la volontà di farlo. Buona navigazione.

Prevalenza di risposte contrassegnate con “c”

Lo sviluppo dell’impresa non è sufficientemente monitorato. Non sono rilevabili con chiarezza le coordinate di posizione. Appare reale il rischio di perdersi nel mare della concorrenza. Navigare con molto cautela.

Prevalenza di risposte contrassegnate con “d”

Lo sviluppo dell’impresa è una incognita. Non sono attivi né il radar né altri sistemi di rilevazione in grado di favorire la navigazione verso il futuro. Massima attenzione agli scogli, alle tempeste ed alle secche del mercato davvero molto temibili.

 

Alla prossima puntata